Gravità permanente

Sarà stato un giorno di inizio estate, alla fine del pomeriggio. Uscivo da una lezione di yoga che frequentavo in quel periodo: mi rilassavo così tanto che negli ultimi minuti mi addormentavo, però odiavo quando come esercizio si doveva stare in coppia e dovevi trovare uno sconosciuto con cui scambiare mosse intime, avevo sempre paura che il prossimo esercizio sarebbe stato la tartaruga. Avevo aperto il grande portone del bel palazzo ed ero uscita in piazza Cattedrale. Avevano allestito un palco in mezzo perché quella sera c’era un concerto, avrebbe suonato Battiato. La luce d’oro di fine pomeriggio era una cosa vera, e io attraversavo la piazza per una magia siderale: non avrei potuto esistere entro i suoi confini senza un biglietto, ma ero spuntata da una porta come un viaggiatore cosmico. Non c’era ancora quasi nessuno, solo gli adetti ai lavori, distratti e indaffarati. In quel perfetto attimo immobile io prendevo una decisione e andavo a sedermi in prima fila, camminando sicura verso la mia destinazione. L’azione del destino era iniziata chissà quanti anni fa, quando per la prima volta avevo ascoltato la musica di Battiato e mi aveva fatto sorridere – il sorriso che fai quando trovi qualcuno più intelligente di te, da cui puoi imparare qualcosa. Ero emozionata ed era un momento solo mio, come non ce ne sono più spesso. La libertà vertiginosa del non dover rendere conto a nessuno, neanche al tuo telefonino. Nessuno mi aspettava, nessuno sapeva che ero lì: c’eravamo io e quel palco, la gente che poco per volta arrivava, la mia posizione di privilegio, così vicina.

Di quel concerto ricordo la bellezza della sera e il potere delle parole che evocano: le canzoni di Battiato si vedono. Non c’è nient’altro da raccontare, ci sono solo io che sono seduta ad ascoltare.

Questo racconto è per non dimenticare, ma ancora di più per condividere con voi un momento magico, a cui non ripensavo da tanto. Un incontro segreto tra me e Battiato, in quel periodo della vita dove le coincidenze si dischiudevano e il mio futuro era un mistero intrigante. Ora che lo conosco non posso che pensare, che è bellissimo perdersi in questo incantesimo.

Say what you mean.