È incominciato un nuovo anno e io sono davanti al mare con un cucchiaino, un foglio con le istruzioni di fianco a me:
Svuotalo.
Mi guardo intorno sulla spiaggia e le persone accanto a me trovano un modo: chi usa la pazienza, chi il sogno, chi la costanza. Li invidio un po’, poi mi assento, non riesco a concentrarmi neanche nelle mie meschinità.
Guardo il cucchiaino e mi vedo riflessa: sono imprigionata in un’espressione che è di mia madre, quella che dice, questa vita è un oltraggio.
Latito sulla riva e faccio piani senza convinzione: iniziare metodica dal basso a sinistra, un cucchiaino per volta; oppure usare il cucchiaio come una mazza, sperare di svuotarlo a schizzi.
Il mare non mi corrisponde: lo abbraccio e lui cola, lo calcio e lui fiore. Se forse ci appoggio la testa diventa un cuscino sonoro, mi serve soltanto un momento, riposo per prendere fiato.
Svuotare il mare, convincersi che è difficile ma non impossibile. Pensa se diceva:
Camminaci sopra.
