Di un Matrimonio, una Frangia e una Pasqua

Nella lotta quotidiana contro il capello non sono numerose le vittorie.

Dopo i testimoniati episodi di volumismo questo sabato il capello mi ha teso una trappola proprio durante un’occasione importante: il matrimonio del mio collega Dom.

Ho lavato i capelli ieri e oggi fioriscono ancora, lo dimostra lo specchio del bagno in cui controllo soltanto il davanti, per tradizione dagli anni ’90. Per la prima volta non metto un vestito ma dei pantaloni, sono in ritardo quindi non chiedo a Colin di fare mille foto del mio outfit, senza una foto sapro’chi sono? Ci incontriamo per i primi drink coi colleghi e beviamo tutto il prosecco del bar prima di prendere il bus che ci portera’ oltre i Campsies, a festeggiare la serata di Dom e Laura.

Arrivare a matrimonio iniziato e’ come leggere un libro da pagina 126, ti trovi in mezzo a una storia. Visto che abbiamo un po’ di trama da recuperare ci rechiamo subito al bar, per far scattare gli eventi. Scorgendo la mia immagine al bancone noto che il mio cespuglio di rovi orbitanti ha perso gravita’, la mia frangia e’tentacolo di polpo sulla fronte. Sul momento le do una scrollatina e credo di aver risolto tutto.

Non e’ cosi’.

Ecco la Signora Montcio Vileda con Craig, scozzese che sembra italiano.

zii a una festa anni 70
zii a una festa anni 70

Qui Craig insieme a Maria, bellissima scozzese mediterranea: li metto come decorazione come ho imparato alla fiera a Milano, per attirare le genti.

Craig e Maria
Craig e Maria

In questo scatto memorabile io e David facciamo finta che lui e’ Fellini e io una attrice italiana. La frangia e’ andata in Francia, anche le vostre si comportano cosi’?

Neorealista
Neorealista

Vi mostro anche gli sposi: la sposa con gli occhiali, a me che non ci vedo, fa molta simpatia.

gli sposi
gli sposi

Dei matrimoni mi piace l’incipit, attendere la sposa come girasoli, col collo indietro: stasera invece siamo arrivati alla fine e corsi a festeggiare, con meno poesia ma molto divertimento.

Pipistrelli
Pipistrelli
di cosa stavamo parlando?
di cosa stavamo parlando?

La serata si conclude con me che alle ore una e trenta frugo nella borsa per scoprire che non ho le chiavi di casa. Informo un Colin dormiente via cellulare e mi affretto a tornare dal centro all’abitazione, incastrando il tacco in tutti i tombini che trovo. Da George Square alla Stazione tutti i bancomat sono senza soldi – ecco cosa succede a Glasgow l’ultimo giorno del mese quando arrivano gli stipendi. Salgo sul taxi dopo una coda di 25 minuti e chiedo al taxista di fermarci vicino a casa per prelevare: peccato non ricordarsi improvvisamente il pin e sbagliarlo tre volte. Mi ritornera’ in mente, inutile, il pomeriggio successivo. Lascio tutto sul taxi e suono a Colin, corro su e gli frego dieci pound. Torno dal taxista con la banconota, sperando che basti, e gli porto una barretta di wafer Tunnock’s perche’ e’ stato gentile.

E anche oggi sono sopravvissuta egregiamente!

20 thoughts on “Di un Matrimonio, una Frangia e una Pasqua

  1. Un giorno ti racconterò di quando dopo un matrimonio sono rimasta senza chiavi io… e indovina un po’ chi me le aveva rubate…? Dai, non è per nulla difficile!

  2. In effetti il ciuffo sta un po’ incollato alla fronte… mmm… però anch’io ho il problema dell’unico riccioletto che rimane ciondolante in mezzo alla fronte, non so perché gli altri se ne vanno.

  3. Pensa che io non ho mai capito le persone che con gli occhiali quasi ci dormono ma poi magicamente il giorno del matrimonio si trasformano.
    Comunque un elogio a Riru Mont l’invitata del secolo, io non reggerei a tutti sti banchetti!

    1. Io ho paura di cose basilari tipo dimenticarmi di boh, respirare? Già’ ogni tanto bevo e poi dopo un po’ mi accorgo di avere ancora l’acqua in bocca, mi dimenticò di deglutire!

  4. I miei capelli si “infeltriscono” come quelli delle pecore, soprattutto quando piove o c’è nebbia…sarà per quello che le pecore mi piacciono tanto?? Difficile tenerli a bada, e invidio tutte queste inglesi che sembrano sempre impeccabili!! …il povero Colin ha tanta pazienza mi sembra di capire….e tu sei tremenda, ma tanto tanto simpatica!! 🙂

    1. Tu non ci crederai ma le mie amiche di Asti lo chiamano proprio il povero colin! deve essere un aggettivo che viene naturale associargli visto le sue frequentazioni ;D

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